8 marzo: ciò che eravamo, ciò che siamo

Viviamo in un eterno presente in cui ognuno riscrive la storia a modo suo. Chi deride il femminismo; chi riduce la Giornata Internazionale della Donna a una semplice festa in cui ricordare quanto siamo belle e brave; chi crede di “proteggere la donna” portando avanti battaglie politiche contro l’omosessualità, l’aborto, l’utero in affitto, le quote rosa, insomma, provando a togliere diritti altrui in nome della mimosa. L’8 marzo non è questo. L’8 marzo serve a ricordarci ciò che eravamo e ciò che siamo.
L’8 marzo vuol ricordarci che prima non potevamo votare, oggi possiamo; non potevamo indossare abiti diversi da quelle gonne ingombranti e dalle lunghezze morigerate, oggi possiamo; non potevamo rivestire ruoli importanti o svolgere certe professioni – dal medico all’avvocato, dal pilota al magistrato – oggi possiamo; non potevamo assistere e partecipare ai dibattiti politici, oggi possiamo; non potevamo istruirci come gli uomini, oggi possiamo;
8 marzo vuol ricordarci che prima eravamo soltanto fanciulle destinate ad essere mogli e madri. Oggi possiamo essere ciò che desideriamo.
E tutto questo grazie ai movimenti femministi, alle donne e agli uomini che hanno lottato. Oggi, più che mai, la storia va studiata e analizzata, non banalizzata e oscurata, perché c’è ancora tanto da fare.
Auguri a tutti noi, donne e uomini che hanno a cuore i diritti.
Virginia Avveduto
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