IL DIRITTO DI MIGRARE, IN PAROLE SEMPLICI

IL DIRITTO DI MIGRARE, IN PAROLE SEMPLICI

Ogni anno, milioni di coloratissime farfalle Monarca volano dall’America del Nord fino al Messico, coprendo una distanza di oltre 4.000 km, compiendo così una delle migrazioni più spettacolari di tutto il regno animale.

Quando arriva l’autunno e le temperature iniziano a scendere, queste farfalle migrano verso sud, per raggiungere i loro siti di svernamento nelle foreste delle montagne del Messico centrale, dove coprono interamente gli alberi con i loro corpi, creando un’atmosfera magica e surreale.

Ma la cosa più stupefacente è che le farfalle Monarca migrano seguendo le rotte di volo che hanno imparato dalle generazioni precedenti, utilizzando sia i campi magnetici della Terra (come bussola) sia l’orientamento del Sole per mantenere la rotta.

In sostanza, è tutto scritto nella Natura: sia lo spirito di sopravvivenza e di conservazione della specie che le spinge a migrare, sia le “regole del viaggio” per raggiungere quel luogo desiderato e necessario.

Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), solo dal 2014 al 2022 sono morte nel Mediterraneo oltre 25.000 persone durante il tentativo di attraversare il mare per raggiungere l’Europa (il numero esatto di vittime potrebbe essere anche superiore, considerando che spesso i naufragi avvengono in zone remote e che molti corpi non vengono mai recuperati).

Perché le persone, a differenza delle farfalle Monarca, non hanno le ali per percorrere migliaia di chilometri e raggiungere l’Europa; hanno però lo stesso identico spirito di sopravvivenza, nonché lo stesso primordiale bisogno di raggiungere un posto migliore.

E questo “bisogno” è stato riconosciuto e sancito all’articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata dalle Nazioni Unite nel 1948, che così recita: “Ogni individuo ha il diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di farvi rientro”.

Questo articolo sottolinea il diritto alla libertà di movimento e di scelta del proprio luogo di residenza, diritto che la Dichiarazione collega strettamente al principio secondo cui tutti gli “individui” sono uguali in dignità e diritti, oltre che dotati di ragione e coscienza per autodeterminarsi e agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

A differenza delle farfalle, inoltre, il “ciclo di vita” degli esseri umani è molto più complesso e variegato. Mentre le migrazioni animali sono influenzate quasi esclusivamente da fattori “naturali” (habitat riproduttivi, clima, disponibilità di cibo), quelle umane, che per alcuni versi li ricalcano (cambiamenti climatici, carestie, disastri naturali), nella maggior parte dei casi sono di “origine umana” (o potremmo dire disumana): povertà, conflitti armati, dittature, violazione dei diritti civili, persecuzioni politiche o religiose, per citare le categorie più macroscopiche.

E non differiscono dalle prime solo per il “perché” ma soprattutto per il “come”. Le farfalle Monarca, infatti, durante il loro viaggio non devono scavalcare muri o oltrepassare recinti di filo spinato; ma soprattutto, per poter partire, gli è sufficiente spiegare le ali: non devono percorrere a piedi il deserto, rischiare la prigionia nei lager libici e attraversare il mare in tempesta su imbarcazioni precarie.

Contravvenendo a quanto sancito dalla Dichiarazione, nonché ai più elementari principi di libertà e solidarietà, le nostre società sono regolate, per ragioni economiche e culturali, da politiche che limitano fortemente o vietano questi processi migratori, colpevolizzando o addirittura criminalizzando quelli che affrontano il rischio della morte in mare nel disperato tentativo di dare a se stessi e ai propri figli un futuro migliore.

Così, sembriamo aver smarrito la capacità di comprendere chi esercita il proprio inalienabile diritto alla speranza, lo stesso diritto che esercitarono, appena alcuni decenni fa, i nostri nonni che partivano per l’America, convinti che lì i soldi crescessero sugli alberi; perché la fame, la paura e la disperazione rendono plausibili anche le illusioni e meritevoli di tutela e rispetto i desideri di riscatto.

Oltre alle ali, una cosa certamente contraddistingue il genere umano dalle coloratissime farfalle e dal resto di tutto il regno animale: l’empatia, la principale porta d’accesso agli stati d’animo e in generale al mondo dell’altro.

Tutto deriva da qui: la solidarietà, l’accoglienza, l’integrazione, l’aiuto reciproco, il dovere morale di salvare ogni singola vita durante un naufragio sulle coste del Mediterraneo, quel Mare Nostrum che è anche “vostro”, ossia di tutti quelli che non hanno avuto il privilegio di nascere lungo le sue sponde ma solo la sfortuna, senza alcuna colpa, di venirci a morire.

di Francesco Giamblanco

 

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