Perché i giovani non “figliano” più come una volta

Perché i giovani non “figliano” più come una volta

“I giovani non fanno figli perché sono egoisti e non vogliono responsabilità”. O, almeno, così dicono quelli che giovani non lo sono da un po’ e che giudicano tutto attraverso la lente distorta del “ai miei tempi era tutta un’altra cosa”.

Io credo di essere abbastanza giovane per potermi prepotentemente inserire in questo dibattito “generazionale”, raccontandovi tutta un’altra storia.

I giovani, o meglio, molti dei giovani che oggi hanno messo da parte, anche solo temporaneamente, l’idea di fare figli (sono letteralmente raddoppiati negli ultimi dieci anni), lo fanno, principalmente, per un motivo ben preciso, quasi matematico: il loro grado di insicurezza è direttamente proporzionale alle loro condizioni economiche e lavorative.

In poche parole, per crescere i figli, e sottolineo “crescere” rispetto a “fare” (figli), occorrono: tempo, possibilità economiche, stabilità.

Vivo in un’epoca in cui ogni giorno si susseguono esponenti politici e governativi con slogan di stampo medievale che denunciano, come tanti Savonarola urlanti, che la “famiglia tradizionale” è in pericolo, “sotto attacco”, a “rischio estinzione”: “minacciata dalle multinazionali” e/o “dall’avanzata delle lobby omosessuali” e/o “dall’egoismo (eccolo che ritorna) delle nuove generazioni dedite al più becero edonismo”.

E agli slogan conseguono le più disparate soluzioni: fiaccolate, marce, preghiere, “family day”, vignette sorridenti su quanto è bello fare i figli (possibilmente biondi e con gli occhi azzurri), promesse di sussidi e incentivi economici per premiare la genitorialità, addirittura di recente è diventata legge la promessa di donare un appezzamento di terra a chi “figlia” n° volte al quadrato. Sarebbe impallidito persino un signore carolingio.

Ne emerge una visione estremamente sessista e arcaica della donna regina del focolare che va spronata a partorire e ad accudire i pargoli, mentre il pater familias semina i campi che gli ha elargito lo Stato come premio per aver precedentemente inseminato la propria sposa.

Nel 2019 tutto questo è inaccettabile: culturalmente e politicamente.

Parlare ancora oggi di “famiglia tradizionale” è una forzatura ideologica, non serve di certo il genio di turno a ricordarci che biologicamente la procreazione è uomo-donna. Non è questo il punto: io voglio sentir parlare di famiglia e basta. Quel nucleo sociale fondato sull’amore, composto da etero o gay, con o senza figli, naturali o adottivi, da coppie senza figli, da genitori single, da fratelli e sorelle, non importa. Famiglia è laddove c’è un legame che prescinde dalla “tradizione” e che è riconosciuto quale portatore di diritti.

Ed è proprio sui diritti che voglio soffermarmi. Perché diventare famiglia, con eventuale annessa prole, è un diritto, non un dovere; un diritto che va alimentato attraverso il riconoscimento di ulteriori diritti. Mi spiego meglio: “crescere” dei figli è estremamente difficile, oggigiorno; come dicevo poche righe sopra, mancano il tempo e soprattutto la stabilità economica e lavorativa per potersi assumere una simile responsabilità. 

Così i giovani d’oggi si dimostrano tutt’altro che egoisti, ma anzi coscienti e consapevoli di fronte a una scelta tanto importante e delicata. È questo riscoperto senso di responsabilità che differenzia la genitorialità nella specie umana dall’istinto di procreare nelle altre specie animali (quel provocatorio “figliare” nel titolo non è messo a caso).

Ed è in tale contesto che i governi dovrebbero intervenire, non per premiare e incentivare, ma per creare le condizioni di vita in cui ognuno possa sentirsi libero e sicuro di poter fare la scelta più giusta (per sé).

Combattere la disoccupazione, sconfiggere il precariato, garantire un salario minimo, supportare i giovani con le più svariate forme di welfare, tutelare la maternità e la paternità, assicurare un’assoluta parità di genere, sono i primi fondamentali passi per lasciarsi alle spalle ridicoli ius primae noctis e inquisizioni varie, e galoppare sereni verso la civiltà. 

Di Virginia Avveduto e Francesco Giamblanco ________________________________________________________________________________

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1 thought on “Perché i giovani non “figliano” più come una volta”

  • Tutto giusto – e poi sì, c’è anche chi di figli proprio non ne vuole sapere: perché non vuole sobbarcarsene la responsabilità, perché ha avuto brutte esperienze familiari, perché preferisce fare altro nella vita…

    Sono egoisti?

    Forse sì – ma è meglio esserlo vivendo per sé che esserlo a spese di chi mettiamo al mondo per sentirci la coscienza a posto, per realizzare aspirazioni fallite o per semplice interesse.

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