Il ministro dei bulli
“Spara a Salvini e mira bene”. Sono queste le parole comparse su un muro di Parma, fotografate e postate su Twitter dallo stesso Ministro dell’Interno che, indignato, ha scritto: “Mi aspetto una condanna da tutto il mondo della politica, della cultura e dell’informazione”.
Sono d’accordo con lui, bisogna sempre condannare la violenza e prenderne le distanze; dovrebbero farlo tutti, in particolare, come dice lvi, quelli che hanno delle responsabilità nel mondo dell’informazione, della cultura e della politica.
E proprio per questo mi sono chiesto: è lo stesso Salvini che, interpellato dalla madre adottiva del giovane senegalese Bakary, destinatario di quell’osceno “A morte il negher” scritto sul muro di casa, ha risposto picche?
Già, perché per chi non lo sapesse, la signora, terrorizzata da quelle parole violente e intimidatorie, si era rivolta proprio al ministro in divisa per chiedere una condanna esemplare e pubblica di quel gesto (affatto isolato nella cronaca degli ultimi tempi), ricevendo la seguente risposta: “Rispetto il dolore di una mamma… ma lei rispetti la richiesta di sicurezza degli italiani”.
Dunque, non solo Salvini ha affermato per l’ennesima volta, sbagliando, che esiste un nesso logico tra l’essere un giovane ragazzo di colore e la sicurezza del popolo italiano, ma non ha preso le distanze né ha condannato, così come pretendeva che si facesse nel suo caso, quell’atto pericoloso e criminale.
Un ministro votato alla sicurezza che naviga piacevolmente nel mare dell’insicurezza dei suoi cittadini: sia perché la genera, sia perché non la condanna. Ipocrisia o tattica? Direi entrambe, perfettamente dosate.
In una ricetta che prevede disinformazione, paura, odio e abuso della propria posizione di potere politico e mediatico.
Mi basta pensare alla tecnica, ormai ben rodata, della gogna social cui espone chi lo critica e gli si oppone liberamente (cosa del tutto normale in un Paese civile e democratico): vip e non vip, politici e non, uomini e donne, maggiorenni e minorenni, di recente ha colpito pure un ragazzo disabile. Chiunque può diventare protagonista di un suo post e, inevitabilmente, vittima di migliaia di insulti e minacce.
Perché l’esercito del capitano è un po’ così, fatto di tante persone cieche e volgari, capaci di rispondere a una donna (la cantante Emma Marrone) che chiede di aprire i porti con “E tu apri le gambe”.
Più che un ministro dell’Interno, mi ricorda il capo del gruppo dei bulli che scorrazzava nei corridoi delle medie. Il livello è lo stesso. Ago della bilancia di una recessione non solo economica.
di Francesco Giamblanco ________________________________________________________________________________
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