Giornata della Memoria: meditate che questo è

Giornata della Memoria: meditate che questo è

(In fondo all’articolo guarda il video “Se questo è un uomo. Oggi”)

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche arrivarono per prime ad Auschwitz. L’apertura dei cancelli del campo di concentramento della città polacca rivelò al mondo intero gli orrori del genocidio nazifascista.

Pur avendo ascoltato la proclamazione delle leggi razziali, pur notando il crescente numero di ghetti nelle varie città d’Europa, pur assistendo alle partenze dei treni che deportavano in lontani “campi di lavoro”, i nostri nonni non sapevano. Non erano pienamente consapevoli di ciò che stava accadendo.

Stavano combattendo la guerra, stavano provando la fame, erano soggiogati dalla sofferenza e dalla paura di quegli anni; le notizie si diffondevano lentamente, l’alfabetizzazione era quasi inesistente, spesso non avevano modo di conoscere ciò che accadeva al di fuori dei loro paesini, dei loro quartieri, delle loro case. Di certo, la maggior parte di loro non avrebbe mai immaginato tanto orrore.

Ma cosa avrebbero fatto se avessero saputo? Avrebbero tentato di mettere fine a tutto quel dolore?

Non possiamo saperlo, probabilmente non avrebbero fatto niente. Come niente stiamo facendo noi, oggi, di fronte a un orrore simile.

L’impotenza ci assale come un veleno paralizzante iniettato nelle vene. Che ci rende ignavi, complici, colpevoli. Probabilmente ancor più dei nostri nonni. Perché noi oggi sappiamo ogni cosa, possiamo guardare lontano dalle nostre case e dalle nostre città, possiamo ascoltarne il pianto, possiamo vivere da vicino il loro dolore. Ma, nonostante ciò, restiamo immobili.

Sappiamo con certezza che migliaia di profughi migranti provenienti da ogni parte dell’Africa e dell’Asia vengono consegnati ai trafficanti e trasferiti in campi/prigioni situati al di là del confine libico.

Durante la permanenza in questi “nuovi lager”, vengono costretti ai lavori forzati, subiscono abusi sessuali, vengono picchiati, torturati, tenuti in condizioni igieniche spaventose e venduti per denaro come schiavi.

Molti di quelli che riescono a intraprendere il devastante viaggio in mare verso l’Europa, non sopravvivono. Lo sanno bene le acque del nostro Mediterraneo, cimitero sommerso.

Quelli che invece sbarcano sulle nostre coste, credendo di avercela fatta, trovano ad attenderli altri numerosi ostacoli: la povertà, la difficoltà a spostarsi e integrarsi, l’atteggiamento discriminatorio di chi li addita come parassiti che “rubano” case e lavoro ai cittadini del luogo, la paura (insensata) di chi teme per la propria sicurezza, i proclami politici che inneggiano a una presunta superiorità della razza bianca.

E tutto sembra come 73 anni fa, quando gli omosessuali, gli zingari, gli storpi, i neri, tutti quelli che arrivavano da lontano, che parlavano un’altra lingua, che professavano un’altra religione, tutti i “diversi” facevano paura, diventavano nemici da eliminare, allontanare e ignorare.

Nel 1931, in Italia, quindici docenti universitari si rifiutarono di prestare giuramento di fedeltà al fascismo, perdendo così la cattedra. Quindici uomini retti e coraggiosi che rappresentano la miglior risposta alle domande “Ma cosa avrebbero fatto se avessero saputo? Avrebbero tentato di mettere fine a tutto quel dolore?

Tutti noi oggi abbiamo il dovere morale di seguire il loro esempio e dare la stessa risposta: usando la Memoria come motore per il presente.

Primo Levi scriveva: “Meditate che questo è stato”. Io oserei riscriverlo: “Meditate che questo è”.

di Virginia Avveduto e Francesco Giamblanco

Guarda il video Se questo è un uomo. Oggi.

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