Giornata Mondiale della Pace: “In quali Paesi c’è la guerra?”

Giornata Mondiale della Pace: “In quali Paesi c’è la guerra?”

Matteo Salvini ha scritto, qualche tempo fa, questo post su Facebook.

Sono queste le nazionalità degli immigrati saliti a bordo della nave Diciotti (Guardia Costiera) recuperati da un’altra nave che è intervenuta in acque libiche: – 23 Pakistan – 4 Marocco – 4 Algeria – 1 Bangladesh – 1 Ciad – 2 Egitto -1 Ghana – 10 Libia – 1 Nepal – 7 Palestina – 12 Sudan -1 Yemen. I due facinorosi sono un ghanese ed un sudanese. P.s. In quali di questi Paesi c’è la guerra?”

 

In quali di questi Paesi c’è la guerra???

Immagino lo abbia chiesto per due ipotetici motivi:

1) (meno probabile) ignora la storia e la situazione geo-politica dei Paesi e dei popoli menzionati, il che lo rende un pessimo ministro e vice premier.

2) (più probabile) conosce bene la risposta ma conosce ancora meglio i suoi “fan”, dunque è sicuro che nessuno di loro si prenderà mai il disturbo di fare una ricerchina e scoprire la verità: cioè che il suo è un mero strumento comunicativo per veicolare un’informazione falsa, mirata a far credere che i Paesi elencati non sono in guerra e che dunque non c’è alcuna ragione per sfuggirne.

Dunque, o ignora, o mente (cos’è più grave?)

Al di là di tutto, ho deciso di prenderlo alla lettera, di leggere, di informarmi un po’ e di rispondere sul serio alla sua domanda.

In Yemen (in cui agiscono indisturbati Al Qaeda e Isis) è in corso una cruenta guerra civile che solo tra marzo 2015 e aprile 2016 ha fatto oltre 13.000 morti. A ciò si aggiunga un’inarrestabile epidemia di colera.

Il Sudan e il Sud Sudan sono soggetti ormai dal 2003 a sanguinose guerre civili che hanno causato centinaia di migliaia di morti (si pensi al genocidio del Darfur) e milioni di persone in fuga.

La Palestina è un Paese che non conosce pace, protagonista com’è dell’ultradecennale (per non dire secolare) e inestricabile conflitto arabo-israeliano, che nel tempo ha causato milioni tra morti, feriti e rifugiati.

In Libia, dopo la caduta di Gheddafi, non c’è più stato uno Stato. Ci sono più “governi, c’è l’Isis, ci sono milizie in conflitto tra loro, e poi c’è la criminalità organizzata che controlla i grandi e i piccoli traffici.

Nel Pakistan è in atto dal 2004 la guerra del Waziristan che vede la popolazione locale ostaggio nelle mani del governo da una parte e dei diversi gruppi di fondamentalisti islamici dall’altra.

L’Egitto è governato da un duro regime militare che sopprime (nel sangue) le libertà e i più basilari diritti umani.

In Bangladesh, oltre alle frequenti e disastrose alluvioni che causano sempre più migranti climatici, acquistano sempre più potere i fondamentalisti islamici, col conseguente aumento delle violenze e di una diffusa instabilità.

E poi ancora Marocco, Algeria, Ciad, Ghana e Nepal. Che se non sono soggetti a sanguinose guerre, vivono certamente situazioni di instabilità politica, di povertà e di violazioni dei diritti umani.

Salvini, esattamente come molti di noi, non conosce la fame e la guerra, non conosce la tortura e la violenza, non conosce la paura e la soppressione della libertà. “Non conosce” nel senso che non le ha mai provate sulla sua pelle, ovviamente. Dunque se ne prende gioco, ironizzando, provocando, sminuendo, negando, mentendo.

Ed è proprio questo ciò che lo rende diverso da molti di noi: il non provare empatia, quel sentimento umano, diffuso e fondamentale che sta alla base della compassione e della solidarietà, e che fa di un uomo un grande politico e un vero padre di famiglia.

 

di Francesco Giamblanco

 

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