Torneremo ancora
Torneremo a viaggiare, a scoprire nuovi luoghi, a ripercorrere quelli già visti e vissuti, a perderci con il navigatore e a lamentarci di quella voce metallica che ti dice “Tra 500 metri girare a destra, poi fai una capovolta, un’altra ancora, conta fino a 10 ed eccoti sperduto nel deserto!”.
Torneremo a salutare “Ciao!” con un cenno del capo e subito dopo chiederci chi mai potesse essere, ripercorrendo tutti i nostri ricordi dall’infanzia a quel momento per ritrovare il tizio in questione da qualche parte nella nostra testa confusa.
Torneremo a dare la mano a tutti: al conoscente, al dialogatore di una Ong, al senegalese con gli accendini, all’amico, all’amico dell’amico, al gruppo di amici che ti presenta l’amico e di cui non ricorderai mai i nomi. Daremo mani a tutti, faremo di tutto per recuperare gli scambi di mano persi, e batteremo tutti i record di Boris Johnson.
Torneremo per strada senza il bisogno di tenere in tasca l’ultima versione scaduta dell’autocertificazione, e soprattutto senza un valido motivo o senza per forza trovarne uno del tipo: “Ehm, allora, dovevo portare fuori il cane del mio vicino… lui non lo sa, ma glielo ridarò presto”. Torneremo in strada, e basta.
Torneremo ad abbracciarci e a darci un bacio prima su una guancia e poi sull’altra e ci lamenteremo di questa usanza perché da asociali preferiremmo continuare ad adottare il metro e mezzo di distanza. Ma in cuor nostro, saremo contenti di tornare ad abbracciare e a dar due baci sulle guance.
Torneremo a correre (per chi ha sempre corso), e a smettere di far finta di correre (per chi non ha mai corso).
Torneremo ad essere pigri senza imporci di esserlo.
Torneremo a usare scuse assurde per non uscire “Stasera non posso uscire, devo far compagnia al cane, del vicino”, oppure “Oggi non posso, ho un po’ di influenza”, già, quella simpatica e davvero banale influenza.
Torneremo alle lunghe tavolate da pranzo, a parlare del nulla tra un pasto e l’altro, a lanciare innocentemente goccioline di saliva e tutte le microparticelle che emettiamo col respiro senza per questo sentirci criminali; torneremo a fare brindisi con ogni membro del banchetto, dal primo all’ultimo, senza preoccuparci del galateo.
Torneremo a dire “Salute!!!” dopo un “Ecciù!”.
Torneremo a mangiare una buonissima pizza appena sfornata dal forno in pietra e possibilmente non rimpiangeremo tutte le sperimentazioni fatte in casa.
Torneremo ad avere pettinature decenti: i finti biondi torneranno biondi, e i finti punk, dai colori e dai tagli improvvisati, torneranno alle loro normali pettinature.
Infine, mi auguro che non torneremo a tagliare la Sanità e i servizi pubblici; che non torneremo a usare la macchina senza motivo; che non torneremo a ripetere gli stessi errori; che non torneremo a perdere tempo dietro alla malapolitica; che non torneremo a investire su cose inutili; che non torneremo alla routine frenetica trascurando la nostra salute; che non torneremo a trascurare l’ambiente e la natura.
“La vita non finisce, è come il sogno. La nascita è come il risveglio. Finché non saremo liberi, torneremo ancora. Ancora e ancora”. (Franco Battiato)
di Virginia Avveduto
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