Maruzza Musumeci: quando Camilleri incontra Omero

Anche la Sicilia antica e contadina, quella delle persone semplici, quella dei “cunti” antichi, può diventare teatro di una favola.
E succede nel breve ma straordinario romanzo di Andrea Camilleri Maruzza Musumeci, nel quale Vigàta incontra (simbolicamente) Itaca, così che il racconto popolare incontra il mito letterario, quello omerico per la precisione.
In lingua “camilleresca” (un siciliano scorrevolissimo e incredibilmente comprensibile a tutti – pure a quelli del continente), il Maestro narra le avventure di Gnazio, un uomo normale, “travagghiatore” e radicato alla terra, che vivrà un’avventura leggendaria: passionale come le onde del mare, misteriosa come le profondità dell’abisso.
Maruzza Musumeci, di cui non voglio svelare altro, è una bellissima “storia morale”, una lettura allo stesso tempo leggera ed emozionante, drammatica e spaventosa, ironica e commovente.
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«Bisogna chiudere gli occhi “pi vidiri le cose fatate”, quelle che normalmente, con gli occhi aperti, non è possibile vedere»
«Ma n’autra vota, mentri sinni stava ‘n vrazzo a sò matre che taliava (guardava) il mari dal balcuni, la picciliddra disse: « Θάλασσα! Θάλασσα! » (Il mare! Il mare!)»
Titolo: Maruzza Musumeci, Autore: Andrea Camilleri, Editore: Sellerio, Anno: 2007.
di Francesco Giamblanco
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