Vaccinofobia: facciamo un po’ di chiarezza

È una sera d’estate, mi trovo in una delle più belle piazze della città allestita a cinema all’aperto, stanno trasmettendo Matrix. Guardare il film senza seccature è quasi impossibile: dialoghi con l’eco, luci e bagliori sullo schermo, rumori d’aerei e sirene d’ambulanze, brusìo diffuso qua e là tra il pubblico e, come se non bastasse, s’avvicina gradualmente il coro di una manifestazione.
“Libertà! Libertà! Libertà!”, ci guardiamo intorno, curiosi e infastiditi, perché interrompere la visione del film in questo modo? “Libertà! Libertà! Libertà!”, immagino già Mel Gibson col volto dipinto di blu e con una miriade di scozzesi armati al seguito; invece intravedo un corteo, hanno tutti delle fiaccole accese, sono tantissimi (ahimè), coi bambini sulle spalle e gli striscioni in mano, leggo la scritta LIBERTÀ DI SCEGLIERE (di invadere quella altrui, direi io). Sono i no vax, inferociti contro il Decreto Lorenzin sulle vaccinazioni obbligatorie.
È una situazione assurda, guardo il film di fantascienza e poi il corteo no-vax, poi di nuovo il film di fantascienza e ancora il corteo no-vax: ormai mi è impossibile distinguere l’uno dall’altro.
Torno a casa. Sia per l’insonnia (c’è un’afa insopportabile), sia per la curiosità (sento il bisogno di leggere qualcosa), faccio qualche ricerca. Riprendo un mio libro universitario sull’autismo in cui ricordo di aver letto qualche riga sui vaccini, e digito anche VACCINI su Google per sapere com’è nata tutta questa fobia di massa.
Scopro che è una storia un po’ complicata, come canterebbe Faber, una storia sbagliata.
Com’è nata la vaccinofobia.
Uno degli episodi più influenti nel generare questo movimento di massa è quello del Dott. Wakefield.
Nel 1998, sulla prestigiosa rivista medica “Lancet” viene pubblicato uno studio condotto dal gastroenterologo Andrew Wakefield. Lo studio descrive una serie di bambini che pochi giorni dopo la somministrazione della trivalente (il vaccino contro morbillo, parotite e rosolia) avrebbero sviluppato una grave infiammazione intestinale e, poco tempo dopo, i sintomi dell’autismo. Secondo Wakefield, l’infiammazione intestinale causata dal vaccino avrebbe provocato il rilascio di sostanze tossiche nel flusso sanguigno che avrebbero poi danneggiato il cervello, causando così l’autismo.
Tale studio provoca una forte risonanza nella comunità scientifica e, soprattutto, nella popolazione. I media infatti danno immediatamente l’allarme: i vaccini causano l’autismo! Negli USA, a dar particolare importanza a questa notizia sono i repubblicani, dal senatore convinto che il proprio figlio avesse sviluppato l’autismo dopo esser stato vaccinato, al candidato alla presidenza John McCarthy che racconta di come suo figlio, diventato autistico a causa delle vaccinazioni, sia poi guarito grazie alla chelazione del mercurio. Da lì si diffonde anche l’idea che tutti i vaccini contenenti mercurio potessero causare disturbi del neurosviluppo.
Così, il battito d’ali d’una farfalla scatena l’uragano della vaccinofobia anche oltreoceano. Ed ecco che anche in Italia siamo ancora qui a parlarne vent’anni dopo, rendendolo il caso mediatico del momento.
Ormai l’effetto è andato, è quasi impossibile impedirne la diffusione; eppure, alla base di questa storia (tra i suoi protagonisti assoluti) c’è una truffa: nel 2004, il reporter Brian Deer porta a galla alcune scomode verità. Si scopre infatti che i pazienti descritti nella ricerca di Wakefield erano stati scelti tra i figli dei clienti di uno studio legale che stava preparando un’azione legale contro l’introduzione del vaccino trivalente, e che Wakefield stava preparando un vaccino brevettato a suo nome da lanciare sul mercato come “alternativa sicura” alla trivalente. Dunque i dati sono stati falsificati ad arte allo scopo di screditare il vaccino trivalente per trarne profitto.
Wakefield continua ancora oggi a negare ogni accusa, seppure la sua ipotesi sia stata negata da almeno 25 studi scientifici, nonostante sia stato radiato dall’albo dei medici e il suo articolo del ’98 sia stato ritirato dal Lancet.
Nell’ultimo decennio, gli esperti hanno valutato gli studi esistenti, dichiarando che non esiste alcuna prova di un legame tra vaccini e autismo. L’Oms ha dichiarato che “Non esiste alcuna prova di un’associazione causale tra vaccini per morbillo, parotite e rosolia, e lo sviluppo di disturbi dello spettro autistico. Gli studi che in passato hanno suggerito l’esistenza di questo link causale si sono rivelati essere delle frodi che contenevano anche importanti errori metodologici.”
Dunque, perché si crede ancora a certe “bufale”? Perché si sono diffuse e continuano a diffondersi a macchia d’olio le “vaccinofobie”?
Dopo averci riflettuto su abbastanza, ho individuato 3 motivi che potrebbero fornire (anche se solo parzialmente) una risposta a queste domande.
1) Sfiducia nelle autorità.
In passato, bastava la parola del medico di famiglia, del pediatra o di Piero Angela per aderire a una determinata cura. Oggi si è scettici su tutto, si è fermamente convinti (spesso insensatamente) che “l’autorità” voglia ingannarci; e questo sentimento “complottista” nel campo della Salute si intreccia a più livelli con quello politico e quello economico. Ecco così che regnano incontrastati i fenomeni dell’anti: anti-politica, anti-establishment, anti-vaccinisti, anti-carnivori… anti-tutto.
2) Anarchia dell’informazione.
L’Internet (come direbbe mio nonno o Berlusconi). Con l’accesso a Gogole (*cit), l’individuo è convinto di avere la conoscenza tra le mani, o meglio, la Verità assoluta. Finalmente l’utente medio ha scoperto la verità sugli alieni, sul glutine, sulla carne, sulla finanza, sui governanti, sui vaccini, sulle lobby di… (aggiungi la prima parola che ti viene in mente). Come avranno fatto a sopravvivere i loro illusi predecessori?
Il problema (grave!) è che ci si dimentica di accertare l’attendibilità delle fonti, rischiando così di dare la medesima importanza alle parole di un premio Nobel e a quelle di un ragazzino, tale “doc85”, che nel 2000, gasato dall’acquisto del nuovo Pc, scriveva cose a caso direttamente dalla sua cameretta (come non ricordare qui la profezia di Umberto Eco).
Forse è più comodo soffermarsi su una sola semplice falsità piuttosto che andare a fondo per trovare altre 100 scomode e complesse verità.
3) Errore sulla “conditio sine qua non”.
Si è diffuso il paradosso de “i vaccini non servono più perché certe malattie sono state già debellate”, ignorando che sono state debellate proprio grazie ai vaccini.
Torna qui utile menzionare brevemente il concetto (fondamentale in Medicina) dell’immunità di gregge, quella forma di protezione indiretta che si verifica quando la vaccinazione di una parte significativa di una popolazione (o di un gruppo) finisce col fornire tutela anche agli individui che non hanno sviluppato direttamente l’immunità.
Un po’ di numeri.
I vaccini, che come tutti i farmaci comportano effetti collaterali, sono tra le medicine più sicure al mondo. Prendere un’aspirina, per esempio, comporta rischi 1.500 volte maggiori, secondo le statistiche.
Quasi il 40% delle morti infantili prevenibili nel mondo è dovuto al morbillo, seguito dall’Haemophilus influentiae (27%), dalla pertosse (20%) e dal tetano neonatale. Proprio il morbillo, che doveva essere stato sradicato nel 2015 dall’Europa, sta invece tornando in auge, secondo l’Oms proprio a causa di un rallentamento sul fronte delle vaccinazioni. Se tra il 1997 e il 2009, infatti, i casi si erano ridotti del 96,5%, tra il 2009 e il 2011 sono invece risaliti del 455%, aumentando da 7 a 37 mila.
Dunque, il comportamento più rischioso, sia a livello individuale che collettivo, è proprio l’omissione (il non vaccinare) e non l’azione (la vaccinazione).
di Virginia Avveduto e Francesco Giamblanco
Fonti: “La Mente Autistica” di G.Vivanti; 24ilmagazine.ilsole24ore; Wired; www.epicentro.iss.it; Il Fatto Quotidiano
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