8 marzo: le donne di ieri, oggi, lotterebbero così

8 marzo: le donne di ieri, oggi, lotterebbero così

Vi immaginate se Rosa, Teresa, Millicent, Emily, Anna e milioni di donne che ieri hanno lottato, sapessero che noi donne, oggi, possiamo votare, studiare, assumere ruoli dirigenziali e competere in quei contesti lavorativi un tempo a loro inaccessibili? Vi immaginate quanto sarebbero orgogliose?

Tuttavia, se guardassero più attentamente, vedrebbero le disparità, le discriminazioni e le violenze che subiamo ancora oggi. E tornerebbero a farsi sentire nuovamente, affinché i propri sacrifici non siano stati vani. E stavolta non scioperando, protestando o avviando guerre di “noi” contro “loro”, ma utilizzando come strumenti di lotta quegli stessi diritti ottenuti con gran fatica.

Eserciterebbero il voto per scegliere le persone più adatte a rappresentarle, per dar voce alle loro battaglie quotidiane contro la cultura sessista dominante.

Vivrebbero più attivamente la vita politica, non esitando a esprimere i loro pareri durante i dibattiti e gli scontri che portano alle scelte: perché il cambiamento si ottiene principalmente attraverso la partecipazione democratica. Prendete ad esempio Rosa Luxemburg, che si è dovuta misurare con i massimi esponenti dell’epoca come Lenin e Trotsky, e che ha dovuto combattere contro un mondo politico profondamente patriarcale e maschilista: confrontarsi oggi con Pillon e Toninelli sarebbe una passeggiata.

Certo, correrebbero il rischio di non essere ascoltate, di ricevere complimenti impertinenti, di essere giudicate non per le loro idee e i loro programmi ma in base alla lunghezza della gonna che indossano.

Eppure, probabilmente a loro non importerebbe, non si tirerebbero indietro alla prima difficoltà, perché la “lotta” politica implica anche questo: la piena consapevolezza di quanto sia duro mettersi in gioco e la certezza che, più si partecipa, più aumenteranno le partecipanti, al punto che le future generazioni saranno abituate a vedere le proprie madri, sorelle e amiche svolgere ruoli decisionali e di leadership.

E per difendersi e difenderci da ogni ostacolo che mina il cammino per questa necessaria forma di libertà, userebbero gli strumenti più potenti di tutti: l’istruzione e la cultura.

Affinché le future generazioni siano educate al rispetto verso il prossimo, affinché domani nessuno giudichi più la ministra o la moglie del premier sulla base del suo aspetto fisico; affinché nessuno più confonda l’amore con la violenza e la possessività; affinché mai più le parole di lui abbiano, a prescindere, maggior peso delle parole di lei.

Molti anni fa, la partigiana Teresa Mattei auspicava la parità tra uomini e donne anche all’interno della magistratura, e alla domanda di un deputato liberale “Signorina, ma lei lo sa che in certi giorni del mese le donne non ragionano?”, lei rispose: “Ci sono uomini che non ragionano tutti i giorni del mese”.

Secondo me, le donne di ieri, oggi, lotterebbero così.

Virginia Avveduto

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