Niente panico: ecco le cose da fare durante il Facebook Down

Vi bastano pochi secondi per capire che qualcosa non va, che la Home è incompleta, che la bacheca non carica, che non spuntano gli aggiornamenti: poi il messaggio d’errore. AHHHH! Facebook è in down.
Ansia (anzi panico). Provate a riaggiornare. Chiudete e riaprite. Ctrl+Alt+Canc (ma no, non serve a nulla, lo sapete bene). Aspettate. Riprovate. Noia (anzi senso di vuoto). Sono già passati 3 minuti. Zuckerberg dove sei? Tremore (anzi Parkinson).
Cosa fare?
Girate la testa (sì, torcendo lentamente il collo) verso la finestra: fuori è ancora giorno. C’è luce. Potreste chiudere lo schermo e uscire, a fare una passeggiata, a prendere un gelato, un caffè, una CocaCola, una cioccolata calda, uno spritz, un whisky, un doppio whisky (secco). Ma prima è meglio accertarsi che non sia solo un brutto sogno.
Quindi… Accedete a Twitter. E come voi, migliaia di altri utenti (come Ebrei nelle acque del Mar Rosso): esodati in massa sul social dall’uccellino azzurro. Quello in cui avete aperto un profilo nel 2015 e poi basta. Vi guardate intorno, confusi, terrorizzati. Leggete #FacebookDown (anche questo in blu) a sinistra (tra le tendenze) e capite che non avete sbagliato. E scoprite di non essere soli. Di twittare non se ne parla, al massimo leggete quello che scrivono gli altri. Ma dove sono le foto? E i compleanni? E i gattini? E i gufetti? E i vostri amici? DOVE SONO LE FACCINE???
Ora finalmente sapete perché in quel posto non c’eravate più rientrati. Logout. Riaggiornate Facebook, niente, tutto tace. Andate su Instagram ma non funziona manco quello. Il blackout è totale, tutte le aziende di Zucky sono fuori servizio. Non vi resta che scegliere: Google Plus o il Solitario di Windows. Il primo lo scartate immediatamente: non sapete a cosa serva, non avete idea di come si usi, nessuno lo sa, nessuno lo ha mai saputo. Neanche il Signor Google. Al secondo ci rinunciate dopo alcuni istanti di riflessione: “Non sono mica in ufficio, il Solitario a casa no! Mai. Quello me lo devono rimborsare in busta paga!”.
Così tornate a guardare la finestra, la luce c’è ancora, fuori c’è la vita vera, ci sono gli amici, i conoscenti, le persone in generale. Ma anche su WhatsApp. Pure lì è pieno di gente.
Abbandonate così la folle idea di impugnare la giacca e le chiavi, e entrate in chat, guardate le notifiche, scorrete i gruppi. Ma Giulia è al lavoro, Alessandro gioca a tennis, Marco e Lorenza sono a Budapest. Tentate un accenno di saluto, delle due spunte blu neanche l’ombra, dove sono finiti tutti? Poi vibra qualcosa, è Giacomo: “Notato che Facebook non va?” e voi (col Parkinson più forte di prima) “Davvero? Non ne sapevo nulla, sono in centro a sbrigare commissioni” – “Anch’io, ci vediamo?”- “Caffè?”- “Caffè”.
Dunque impugnate davvero la giacca, le chiavi (sì, anche il telefono e le cuffie che non si sa mai) e correte fuori dalla porta. C’è un po’ meno luce ma c’è più gente del solito (c’è mai stata tutta questa gente per strada?).
In un’atmosfera tra The Walking Dead e How I Met Your Mother, camminate lentamente, con gli occhi taggate i palazzi, zoommate le nuvole, mipiaciate i passanti. Giacomo è fuori dal bar, vi salutate con un abbraccio, vi sentite vivi, entrate e ordinate due caffè. Poi un suono e una vibrazione. Facebook funziona di nuovo: 37 notifiche da leggere. Ma prima una foto: pubblica: #CoffeeTime, #Friends, #PomeriggioIndimenticabile.
di Francesco Giamblanco ________________________________________________________________________________
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