Chi è Bocca di Rosa? Il racconto del capolavoro di De André

Chi è Bocca di Rosa? Il racconto del capolavoro di De André

Chi è Bocca di Rosa?

“Definita da un insigne musicologo un canto all’amore senza distinzione di forma, sacro e profano insieme, questo capolavoro deandreiano – alla stregua della coeva Via del campo, che affronta il tema dell’eros in vendita – affronta quello della donna che si offre non per soldi ma solo per piacere, grazie a un’accentuazione ironica tra il gaio e il brioso; Faber insomma tesse l’elogio di una ragazza che fa l’amore per passione e sbeffeggia quindi la mentalità borghese che moralisticamente disapprova il suo comportamento.

La storia di Bocca di Rosa che, mediante la sola presenza a Sant’Ilario (un piccolo borgo dietro Nervi nel Golfo Paradiso, la cui stazioncina è ora una casa privata), riesce in poco tempo a infiammare gli animi (e i corpi), sobillando da un lato fremito e allegria, dall’altro invidie e gelosie, viene giocato sul filo di una satira che mette in ridicolo le comari del posto e al contempo esalta la baldanza vitale e festante della stessa meretrice.

Si intuisce subito che De André simpatizza per lei, cantandola attraverso i toni e i sensi sia della malizia sia della tenerezza, come se un vento di primavera esalasse aria mefitica da un luogo tetro e lagnoso.

E l’autore in fondo si identifica nell’intero genere maschile, lasciando agli uomini del paesello il coraggio di un saluto dignitosissimo – con il cappello in mano – poco prima della di lei partenza in stazione, con finale giudicato oltraggioso dai benpensanti, giacché il Cantautore avvicina (in prima fila) l’amore profano (Bocca di Rosa) all’amore sacro (la Vergine Maria).

Al di là della citazione si sa che la gente dà buoni consigli… tratta dagli Aforismi di Oscar Wilde, il personaggio sembrerebbe ispirato al Brave Margot (1952) di George Brassens, mentre pare si tratti di una figura realmente esistita, una bionda istriana di nome Maritza (piombata a Genova per togliersi la voglia di Fabrizio, come racconta Alfredo Franchini); in parte è pure descritta nel romanzo Un destino ridicolo, scritto da De André con Alessandro Gennari.

Ma per Faber si potrebbe definire un testo autobiografico, cioè di cose contemplate nel momento in cui sono successe, non necessariamente vissute in prima persona.

Musicalmente, il ritmo da tarantella sottolinea il carattere popolaresco del brano medesimo, rendendolo quindi di facile e immediato assorbimento, tanto che oggi Bocca di Rosa (scritta da De Andrè insieme a Gian Piero Reverberi, e pubblicata nel 1967), è considerata la signature song dell’autore ed è entrata di diritto nel linguaggio, nella cultura e nell’immaginario collettivo italiano.

De André ha cantato l’amore intrecciato alla morte, l’amore che strappa i capelli e l’amore che taglia le vene, ma ha cantato anche – gioiosamente – la donna come motore potente della vita, principio naturale, vento che scuote l’esistenza individuale e cambia la storia.

Un culto per la donna, di cui Bocca di Rosa rappresenta l’archetipo, perché metteva l’amore sopra ogni cosa”.

 

Tratto da:

Fabrizio De André: la storia dietro ogni canzone” di Guido Michelone – Barbera Editore.

Il Vangelo secondo De André” di Paolo Ghezzi – Ancora Editore.

 

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