È giusto lanciare sassi contro la Santanchè?

È giusto lanciare sassi contro la Santanchè?

 

No. Ovviamente no. Ogni gesto di violenza fisica (chiunque sia la vittima, chiunque sia il responsabile, qualunque sia la ragione) è intollerabile, inaccettabile, da condannare in modo assoluto.

Però (e non è un però che rappresenta un’eccezione al precedente assunto) urge spontanea una domanda: quanto è tollerabile, accettabile e giustificabile la violenza verbale? Quel flusso ininterrotto di parole e messaggi carichi d’odio che hanno l’onore di venire pronunciate dal pulpito di uno schermo televisivo, senza contraddittorio, senza censura; parole che, senza neanche bussare, entrano dirette nelle case e nelle menti di chi ha abbastanza orecchie per sentire ma non altrettanta cultura per capire.

Quanto male fa la costruzione costante, mattone dopo mattone, di un edificio fondato sulla paura, cementato con l’ignoranza e intonacato con la mistificazione?

In entrambi i casi siamo di fronte a un paradigma: un vile usa la forza bruta (che sia quella fisica o quella del potere mediatico distorto e a senso unico) per colpire una vittima indifesa (che sia un corpo inerme raggiunto da una raffica di sassi oppure una mente impreparata a un bombardamento di pensieri che istigano all’odio e al disprezzo).

Ecco, il mio però l’ho detto, brevemente. Un però che, a prescindere dalla cronaca dei fatti e dal titolo volutamente provocatorio, è una riflessione aperta su un tema incredibilmente attuale, è una domanda scomoda e divisiva, che già contiene in sé una risposta.

 

di Francesco Giamblanco

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