Un chilo di mele, un etto di prosciutto e una pistola: armi e “legittima offesa”

Un chilo di mele, un etto di prosciutto e una pistola: armi e “legittima offesa”

“Salve, mi dà un chilo di mele, un etto di prosciutto e una pistola calibro 22?”

No, non è un’ipotesi così assurda. È il sogno di Salvini, il progetto di questo Governo pentaleghista, il desiderio di tantissimi italiani: armarsi per sentirsi più sicuri. Armarsi perché la legittima difesa, così come già prevista all’art. 52 del Codice Penale, non basta più; si vuole estendere a tutti il diritto di poter sparare, al primo rumore sospetto.

Lo chiede a gran voce, e proprio in questi termini, anche la ministra Giulia Bongiorno: Nell’incertezza, chi sta dentro casa, se sente dei rumori e qualcuno che si muove, non può fare indagini, deve difendersi.

Già, anche se poi i passi che ti svegliano di notte sono quelli di tuo figlio rientrato un po’ sbronzo dall’uscita con gli amici, oppure quelli di tua moglie che è andata al piano di sotto per prepararsi una tisana contro l’insonnia. E tu nel frattempo, al buio, con gli occhiali sul comodino, rincoglionito dal sonno ma in preda al panico perché stai immaginando un’orda di barbari invadere la tua cucina, per sicurezza, hai impugnato la pistola che tieni nel primo cassetto, o ancora meglio, sotto il cuscino.

Fantascienza? Esagerazione? No, cronaca: “Pensionato di 65 anni crede che in casa ci sia un ladro e spara, ma in realtà colpisce e ferisce la moglie alla spalla destra. Lei, tra un intervento chirurgico e l’altro, conferma la dinamica dei fatti”. E se fosse morta? Chi avrebbe confermato la dinamica dei fatti? Quanti responsabili di assurdi incidenti notturni o di omicidi volontari e premeditati potrebbero barricarsi dietro il sogno del popolo leghista, una volta diventato Legge?

Una Legge, quella sulla legittima offesa, che per la Bongiorno sembra addirittura essere una “priorità”: nonostante i numeri dicano con chiarezza che i reati (come rapine e omicidi) nel nostro Paese sono decisamente in calo, anno dopo anno.

Per capire meglio quanto tale proposta sia inutile e pericolosa, basta guardare cosa succede dall’altra parte dell’oceano, dove la legittima difesa (spesso molto ampia e talvolta confusa col principio dello “Stand your ground” – Difendi il tuo territorio) coincide con l’alta diffusione (favorita dall’acquisto facile) delle armi da fuoco: ne consegue un numero spropositato di crimini violenti.

Nel 2015, negli Usa, Paese in cui si contavano circa 270 milioni di armi (il 42% di quelle che attualmente esistono nel mondo) ci sono state 477 sparatorie di massa e circa 16.000 omicidi (su 300 milioni di abitanti), mentre in Italia circa 470 omicidi (su 60 milioni di abitanti): la proporzione è abbastanza semplice e parla chiaro.

L’estensione della legittima difesa e la contestuale liberalizzazione delle armi (anche se non vendute al supermercato insieme alle mele, quello è ovviamente un paradosso) non garantirebbero alcuna maggiore sicurezza, anzi incrementerebbero il rischio di un utilizzo improprio di queste, che finirebbero inevitabilmente in mani inesperte o in possesso di persone con intenzioni poco raccomandabili. È di pochi giorni fa la notizia di un uomo che deteneva in casa un vero e proprio arsenale nonostante soffrisse da molto tempo di gravi problemi psichiatrici: ebbene, nessuno gli aveva mai revocato la licenza.

La possibilità di autodifedersi o di farsi giustizia da sé contrasta nettamente coi principi di legalità e rappresentatività sanciti dal nostro Ordinamento: è la scelta di uno Stato assente, incapace di proteggere i propri cittadini, avvezzo anzi a dare risposte semplici a domande complesse. “Hai paura, ti senti insicuro? Tieni, spara!”, come in un film di Sergio Leone.

Sostiene, giustamente, Roberto Saviano, che la sicurezza si ottiene con le politiche sociali, con l’aumento dei controlli, (con una giustizia più veloce e una maggiore sicurezza della pena, aggiungerei io), non delegando alla difesa personale, cosa che lascia totale discrezionalità di agire.

Scriveva Marco Tullio Cicerone: “In mezzo alle armi, le leggi tacciono”.

 

di Francesco Giamblanco

 

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